venerdì 24 luglio 2009

I DUE OCCHI DEL CIELO


IN PUNTA DI LUNA...

Mirabilmente appaiata dal celeberrimo poeta Dante al gemello Apollo (Elios, il SOLE) nell'icastica definizione "li due occhi del cielo", Diana (Selene, la LUNA) secondo il mito irradiò (come del resto Elios stesso) la prima scintilla del Suo splendore sopra un lembo di terra scorrente sul mare: sopra l'isoletta di Delo che, soltanto per aver concesso, unica fra tutte le terre, ospitalità alla partoriente Latona perseguitata dalla gelosia di Era, ottenne il privilegio di una sede stabile tra le acque su cui prima fluttuava vagabonda.

"I DUE OCCHI DEL CIELO" - l'uno sfolgorante d'oro, l'altra tenue di soffusa luminescenza - divisero da subito non solo le ardue circostanze della nascita, ma anche l'imperio della volta celeste, equamente ripartito tra notte e dì.

Sorge però il sospetto che la LUNA - mutevole, incostante e capricciosa: non è, del resto DONNA? - abbia potuto avvertire e patire un senso d'inferiorità a paragone del fratello, e questo non a causa delle diverse ore a Lei assegnate (il silenzio della notte in luogo del fervore diurno), bensì in ragione della gamma di gradazioni - rossori di aurore e di tramonti, inarcature iridate - in cui il SOLE sfaccetta la Sua luce.

Di fronte alla magnificenza della quale il SOLE può rivestire la Sua anima luminosa, espandendosi in stupefacenti cromatismi solo grazie a un soffice appoggio di nuvole, accendendosi in scaglie e saette d'oro sull'increspatura di un'onda e, meraviglia suprema, concedendo a una stilla d'acqua di rifrangere la sua essenza in arcobaleno, la LUNA, vincolata al bianco, con il Suo bianco identificata - un bianco sia pur screziato da opaco ad argenteo, sia pur ombreggiato, sia pur cinto da evanescenti aloni -, la LUNA, gelosamente fiera di tale candore ma parimenti ansiosa di dimostrare, anch'ella e ancor di più, la Sua versatilità (non è forse, si è detto, DONNA, e pertanto incostante ed insidiosa?), dovette chiedersi in qual modo opporsi all'apparente supremazia del fratello.

E attuò così (quantomeno, secondo l'interpretazione dei poeti) la Sua reazione. Spalancò il Suo occhio e allungò dita affusolate di trasparenza, levigate in alabastro (le stesse dita al cui tocco risponde il cuore del MARE, assecondandone le richieste con il Suo moto d'acqua, come se non fosse nient'altro che una stoffa svolta e riavvolta in base al desiderio di Lei, della LUNA, come se altro non volesse che stringersi intorno alla Sua guancia liscia e sfuggente), a cercare le Sue...creature, fanciulle a Lei similari: non vittime o prede, bansì "favorite".

Cercò - e continua, instancabile, secondo il Suo estro, a cercare - giovani DONNE da intridere della Sua luce, nelle quali infondere il respiro della sua incostanza divenuta, da peccato qual'era al tempo di Dante (come non ricordare, tra gli spiriti mancanti ai voti del primo cielo paradisiaco, appunto il cielo della Luna, la soave Piccarda Donati, beata sì, ma pur segnata dall'influsso lunare con il Suo antico cedimento terreno), fascino e sortilegio.

La LUNA sfiora in punta di dita le prescelte: DONNE che, da quel contatto, trarranno occhi scuri di bosco e di rugiada e saranno capaci di spingersi nelle profondità in cui domina il silenzio e di estrarre dal buio la Sua ricchezza segreta di riflessi... Grazie a queste DONNE, Sue ancelle e ministre, la LUNA contrasta momento dopo momento, insidiandone l'assolutezza già durante il dì, la Signoria del SOLE.

I poeti non sono concordi (nemmeno di fronte a se stessi: risultano ambigui) nel definire il timbro di questo intervento lunare.

Beneficio, lo chiama Baudelaire, stregato ed anelante.

Vendetta, l'emulo Carducci.

In ogni modo, esso pare una forma di tenero e prezioso privilegio: è un raro segno d'elezione, quello di essere guardate ed amate dalla LUNA...

...la LUNA che, pertanto, non ha aurore o tramonti, non ha arcobaleni di colore, per affermarsi... ma sguardi e sorrisi di DONNE rilucenti della Sua medesima, incantatoria mutevolezza: una luce, questa, quanto mai SPECIALE.